Sono più di 15.000 le imprenditrici marchigiane che hanno meno di 40 anni.
Tra queste. circa un terzo – pari a 4.926 – è formato da donne under 30, quasi tutte alle prese, prima o poi, con il problema della maternità. Un periodo durante il quale non è semplice, per la donna titolare o socia di impresa, conciliare il lavoro con la dimensione familiare. Un aspetto, quello della maternità delle imprenditrici, non sufficientemente considerato dalle istituzioni ma che, in coincidenza con l’8 mazzo 2008, ha visto Cna Impresa Donna delle Marche, Fidimpresa Marche, Banca Marche e Banca Popolare di Ancona allearsi per sostenere le titolari di impresa nel periodo della maternità (ante e post parto).
Il credito agevolato
“Abbiamo concordato con Bpa e Banca Marche” – afferma Cesarina Vagnoni, presidente di Impresa Donna Marche – “una linea di credito agevolata specifica che consente di congelare gli impegni finanziari dell’azienda ed eventuali scadenze fiscali e che comunque sia in grado di assorbire i flussi di cassa negativi dovuti alle maggiori uscite e ai minori introiti legati al rallentamento dell’attività connessa alla maternità della titolare o socia dell’azienda”. Il finanziamento, fino a 50 mila euro, ha una durata massima di 60 mesi al termine di un periodo volontario di preammortamento per un massimo di 12 mesi. Importante anche l’impegno di Fidimpresa Marche, che fornisce una garanzia pari al 50 per cento sul finanziamento, con la riduzione di tutti i costi e delle quote sociali del 50 per cento.
I beneficiari
A beneficiare delle linee di credito agevolate dei due istituti bancari marchigiani, saranno le donne in maternità, titolari o socie di imprese associate a Cna o Fidimpresa Marche appartenenti a tutti i settori, purché iscritte alle Camere di Commercio.
Le iniziative
L’8 marzo scorso il Comitato Impresa Donna della Cna ha organizzato iniziative sul territorio delle province marchigiane per presentare queste convenzioni e per illustrare le sue proposte sulle imprese al femminile. “Insisteremo in particolare” – spiegava Vagnoni alla vigilia di questi eventi – “sulle difficoltà di conciliare le responsabilità di lavoro con quelle familiari ma anche sulle maggiori difficoltà ad accedere al credito rispetto agli uomini a causa delle minore patrimonializzazione delle imprese al femminile. Abbiamo inoltre presentato una proposta di modifica della legge nazionale n. 53 del 2000 sulla conciliazione, in particolare dell’articolo 9, là dove si dice che ad un’imprenditrice, per la durata del congedo di gravidanza, è vietato mettere piede in azienda se non vuole perdere gli incentivi previsti. Infine chiediamo di poter scegliere, durante la gravidanza, da chi farci sostituire in azienda, ad esempio da una socia o da una dipendente che riteniamo affidabile”.